Che libro vorresti leggere per il prossimo appuntamento di Nuvole?
Finalmente è arrivato il momento di scegliere il libro da leggere.
Per aiutarti nella scelta, abbiamo raccolto in questa comoda pagina tutte le sinossi dei libri in gara.
Ti lasciamo qui il pulsante per il sondaggio della votazione vera e propria:
CHIARA GAMBERALE – COME IL MARE IN UN BICCHIERE
Parole forti, nuove. Un quaderno che è allo stesso tempo un urlo e un abbraccio.
«L’intenzione di questo mio breve libro, che preferirei chiamare quaderno, non è quella di tediarvi con il diario della mia quarantena, ognuno ha il suo ed è quello il più prezioso. La mia intenzione è quella di arrivare a riflettere insieme su un protocollo di autodifesa psicologica ed emotiva che questa incredibile tragedia ci potrebbe suggerire.»
Ci sono persone con un desiderio così forte di assoluto, che si sentono nel corpo come l’immensità del mare dentro a un bicchiere. Ma sanno che quel bicchiere, piccolo fino al ridicolo per il suo compito impossibile, è l’unica occasione per incontrare gli altri, perché qualcuno possa avvicinare le labbra e bere. Persone che di quel limite però continuano a essere insofferenti, a stare male al punto di diventare prigioniere della propria testa. Persone Dentro di Testa, come scrive Chiara Gamberale – “non ho mai sopportato che delle persone con un certo tipo di problemi si dica: fuori di testa”. Persone fondamentalmente smarrite, come sente di essere lei e quegli amici che soprannomina ‘Gli Animali dell’Arca Senza Noè’. Che quando il mondo si è chiuso in casa, contrariamente a chi di solito è capace di vivere, si sono dimostrate fin troppo capaci, senza il peso del Là Fuori, di sopportare questa quarantena. “A che cosa ci riferiamo, quando diciamo: io? A tutto quello che prescinde dal Là Fuori o a tutto quello che lo prevede?” Chiara Gamberale, sempre così pronta a raccogliere la sfida di inventarsi modi speciali per dare voce a ciò che sentiamo, ci consegna ora una testimonianza che è un urlo e una carezza. Pagine forti, nuove, in cui quel disagio diventa, alla luce particolare della pandemia, la chiave per schiudere le fragilità e le risorse di ognuno di noi. Perché quel metro di distanza dagli altri, sia quando si infrange sia quando si rispetta, è comunque “un potere nelle nostre mani”.
MARIO CALABRESI – QUELLO CHE NON TI DICONO
«Mi aiuti a scoprire chi era mio padre? Non l’ho mai conosciuto, ma è sempre con me.»
«Nell’intenso incontro con Aldo Cazzullo nell’ambito di BookCity Milano, Mario Calabresi ha svelato particolari inediti della sua vita e della genesi del suo ultimo libro, Quello che non ti dicono, incentrato sulla tragica vicenda di Carlo Saronio, rampollo dell’alta borghesia milanese e simpatizzante dei movimenti di sinistra più estremisti degli anni Settanta» – Paolo Virtuani, Corriere della Sera
Per mesi questa richiesta, arrivata alla fine di una presentazione de La mattina dopo, è rimasta sepolta nei miei pensieri. Poi, la mail di un missionario che vive nel deserto algerino mi ha convinto a mettermi in viaggio. Il padre di Marta scomparve nel 1975 quando lei non era ancora nata, risucchiato nel gorgo del terrorismo che aveva cominciato a insanguinare l’Italia. Carlo Saronio, figlio di una delle famiglie più benestanti di Milano, non aveva ancora ventisei anni quando venne tradito dagli amici con cui condivideva ideali rivoluzionari. Marta per anni non ha mai fatto domande, immersa in un faticoso silenzio. Ma non si può vivere in eterno con i fantasmi, arriva sempre il giorno in cui dobbiamo fare i conti con le memorie, anche le più dolorose. Così le ho detto di sì, e ho cominciato un viaggio alla ricerca delle tracce di quel ragazzo che viveva sospeso tra due mondi inconciliabili, che trovò il coraggio di scegliere la sua strada quando era troppo tardi. Scavando nei ricordi di una Milano in cui il passato è ancora presente tra noi, sono riuscito a riannodare i fili di una storia mai raccontata, che appartiene anche a me.
DANIELE MENCARELLI – TUTTO CHIEDE SALVEZZA
Ha vent’anni Daniele quando, in seguito a una violenta esplosione di rabbia, viene sottoposto a un TSO: trattamento sanitario obbligatorio. È il giugno del 1994, un’estate di Mondiali. Al suo fianco, i compagni di stanza del reparto psichiatria che passeranno con lui la settimana di internamento coatto: cinque uomini ai margini del mondo. Personaggi inquietanti e teneri, sconclusionati eppure saggi, travolti dalla vita esattamente come lui. Come lui incapaci di non soffrire, e di non amare a dismisura. Dagli occhi senza pace di Madonnina alla foto in bianco e nero della madre di Giorgio, dalla gioia feroce di Gianluca all’uccellino resuscitato di Mario. Sino al nulla spinto a forza dentro Alessandro. Accomunati dal ricovero e dal caldo asfissiante, interrogati da medici indifferenti, maneggiati da infermieri spaventati, Daniele e gli altri sentono nascere giorno dopo giorno un senso di fratellanza e un bisogno di sostegno reciproco mai provati. Nei precipizi della follia brilla un’umanità creaturale, a cui Mencarelli sa dare voce con una delicatezza e una potenza uniche.
Proposto per il Premio Strega 2020 da Maria Pia Ammirati: «Daniele Mencarelli ha cominciato come poeta, quando nel 2018 ha scritto il suo primo romanzo, “La casa degli sguardi”, ha portato nella narrativa la densità e la plasticità della parola poetica. Una parola che diventa discorso umano, sorretto dalle vibrazioni di una scrittura potente e creaturale. Con “Tutto chiede salvezza” Mencarelli conferma di essere uno scrittore unico e maturo. Partendo da un’esperienza personale – i sette giorni di Trattamento sanitario obbligatorio a cui è stato sottoposto quando aveva vent’anni – scandaglia il buio della malattia mentale alla conquista di un’umanità profonda e autentica, la sua e quella dei suoi compagni. La cura profonda non può che essere affidata alla parola, unico e salvifico “pharmakon”.»
LUCA MASALI – I BIPLANI DI D’ANNUNZIO
La Grande guerra poteva essere combattuta per la seconda volta. In un altro tempo.
Prima guerra mondiale: è notte, sopra i cieli di Venezia. Un bombardiere austriaco viene abbattuto sulla laguna.
L’unico sopravvissuto è il pilota, Matteo Campini.
Che sa bene di essere in un brutto pasticcio: gli italiani non sono affatto teneri con gli ufficiali triestini che combattono per l’Impero austro-ungarico.
Messo in salvo da un’affascinante e misteriosa ragazza, Flavia Manin, ben presto Campini scopre di essere al centro di una sinistra macchinazione che viene dal futuro. Dalla Bosnia Erzegovina, figlia dei massacri etnici degli anni ’90, qualcuno sta cercando di cambiare le sorti della prima guerra mondiale, giocando una partita ambigua che muove uomini ed eserciti come fossero tragiche pedine.
Campini non dovrà più lottare solo per salvarsi la vita: l’intero destino dell’Europa è nelle sue mani. Affronterà Hermann Göring in persona, quando il futuro gerarca nazista ancora era un pilota di caccia, nella squadriglia del Barone Rosso.
Ma nella lotta contro le forze del male non è solo: riceverà aiuto dal poeta soldato Gabriele D’Annunzio e dalla ragazza che porta sul seno una enigmatica spilla d’oro a forma di clessidra.
FEDERICO MARIA RIVALTA – IL LABIRINTO DEI VIZI CAPITALI
Che Riccardo Ranieri, giornalista freelance, si ritrovasse coinvolto in un’indagine per omicidio questa volta non era previsto. Convinto dalla sua compagna, la procuratrice della Repubblica Giulia Dal Nero, a non scrivere più di cronaca nera per occuparsi solo di economia, Ranieri non poteva prevedere che il ricco imprenditore da lui intervistato solo qualche giorno prima venisse brutalmente assassinato. Un colpo di fucile l’ha ucciso nei pressi del lussureggiante labirinto di Villa Barbarigo, la dimora di famiglia. Tra bugie, ingenuità e alibi inconsistenti, l’indagine sembrerebbe di facile soluzione. Ma niente è mai come sembra. Mentre Riccardo, vittima delle sue velleità investigative, rimane avvolto nelle spire del labirinto, gli inquirenti cominciano a scavare nelle vite dei monaci dell’abbazia di Praglia e la situazione si complica drammaticamente.
ALESSANDRO BARBERO – GLI OCCHI A VENEZIA
Venezia, fine del Cinquecento: una città tentacolare e spietata in cui anche i muri hanno gli occhi, il doge usa il pugno di ferro e il Sant’Uffizio sospetta di tutti e non ci pensa due volte a mandare a chiamare un poveraccio e a dargli due tratti di corda. La Serenissima osserva, ascolta e condanna. Anche ingiustamente.
Ed è proprio per sfuggire a un’accusa infondata che Michele, giovane muratore, è costretto a imbarcarsi su una galera lasciando tutto e senza nemmeno il tempo per salutare la sua bella moglie Bianca, appena diciassettenne. Bandito da Venezia, rematore su una nave che vaga per il Mediterraneo carica di zecchini e di spezie e senza speranza di ritornare a breve, Michele vivrà straordinarie avventure tra le onde, sulle isole e nei porti del mare nostrum, fino ad approdare nelle terre del Sultano. Per sopravvivere, con il pensiero sempre rivolto a Bianca, da ragazzo ignaro e inesperto dovrà farsi uomo astuto, coraggioso e forte. Nel frattempo, Bianca rimane completamente sola in città, tra i palazzi dei signori e il ghetto. Il suo temperamento tenace e orgoglioso dovrà scontrarsi con prove se possibile più dure di quelle toccate a Michele, e incontri non meno terribili e importanti l’attendono nel dedalo di vicoli e calli, tra i profumi intensi delle botteghe di speziali, quello del pane cotto nel forno di quartiere, il torso dell’acqua gelida in cui lavare i panni e i pagliericci pidocchiosi che sono il solo giaciglio per la povera gente.
MATTEO STRUKUL – LA GIOSTRA DEI FIORI SPEZZATI
Padova, inverno 1888. Nelle campagne infuria la pellagra, mentre in città le luci dei quartieri più signorili e ricchi stridono per contrasto con la bolgia del Portello, la zona più popolare e malfamata della città. Ed è proprio qui, al Portello, che al termine di una notte nevosa, viene ritrovato il cadavere straziato di una prostituta. L’ispettore Roberto Pastrello capisce che le sue forze non basteranno a risolvere il caso e decide di chiedere la collaborazione di due detective d’eccezione. Il giornalista investigativo Giorgio Fanton, massimo esperto del Portello, e il famoso criminologo Alexander Weisz, intuitivo, tormentato, affascinante. Da quando, bambino, ha trovato sua madre uccisa da un assassino misterioso, Weisz ha giurato che non avrebbe mai più permesso che a una donna venisse fatto del male. Ma il trauma dell’infanzia gli ha lasciato anche una pericolosa dipendenza dal laudano. Dopo qualche riluttanza l’irruente Fanton, allegro e conviviale, molto abile nelle risse, e Weisz, geniale e anticonformista, trovano accordo e affiatamento, aiutati non solo dall’ispettore Pastrello, ma anche da Erendira, meravigliosa gitana, cartomante e prostituta, avvolta nel mistero dei suoi occhi blu in cui è impossibile non perdersi. L’assassino, però, continua a colpire finché Weisz coglie un primo collegamento negli omicidi: tutte le vittime hanno il nome di un fiore…
DANIELE DEL GIUDICE – I RACCONTI
Negli anni Ottanta e Novanta quando usciva un libro di Daniele Del Giudice era un evento per critici e lettori, in Italia e all’estero, e ancora oggi per tanti scrittori stranieri (per esempio McEwan e Carrère) rimane lui l’autore italiano con cui confrontarsi. Qui vengono raccolti tutti i suoi racconti usciti in volume e alcuni racconti meno noti, fra i quali due inediti. Se teniamo presente che la narrativa breve può essere considerata la quintessenza dell’idea di letteratura di Del Giudice, all’incrocio fra percezione e mistero, questo volume è una via naturale per rileggerlo e riconoscere appieno il fascino della sua scrittura.
«Del Giudice viene di solito ascritto a una linea fredda, quando è invece uno dei massimi esponenti di una linea calda della prosa italiana» – Giuseppe Genna
«C’è un’utopia malinconica nei racconti di Del Giudice. Si trova in una scena ricorrente: qualcuno comunica a qualcun altro la sua passione conoscitiva; e, nel farlo, trova nell’altro una rispondenza, una condivisione; suscita una curiosità viva, sincera. Di conseguenza, la relazione a due è la più vera, perché solo nelle relazioni a due si può fondare la fiducia necessaria per aprirsi a vicenda una soglia, e ospitarsi l’un l’altro. Ma questo tipo di fiducia – è la prima sorpresa che procurano questi racconti – non consiste nel comunicare una situazione interiore; al contrario, il suo contenuto è qualcosa di esterno. Non si fa una confidenza intima, non ci si racconta un segreto ma si descrive un oggetto, un mestiere, una caratteristica tecnica: i particolari di un quadro, la polvere, l’orecchio assoluto, la decomposizione, la lotta, l’architettura cimiteriale, le fortezze militari, le comete… Il rapporto fra due persone ha bisogno di una triangolazione: i loro sguardi debbono convergere su una cosa messa a fuoco in comune. È questa la scena primaria dei racconti di Del Giudice: ed è anche la loro scena ultima, perché lì convergono non solo gli sguardi e gli interessi cognitivi, ma soprattutto i desideri, le attrazioni, le destinazioni sognate dai protagonisti.» (dalla prefazione di Tiziano Scarpa)
ANDREA TARABBIA – MADRIGALE SENZA SUONO
Romanzo vincitore del Premio Campiello 2019
La musica più pura, il più efferato dei delitti, in un gioco di specchi potente e sottilissimo.
«Solo la fragilità e il dolore, presi per mano dall’amore ci portano nel punto più profondo del mondo» – Alessandro D’Avenia, Corriere della Sera
«Tarabbia si avvicina a un fatto attirato da un richiamo morale, e lo usa per indagare – senza alcunché di morboso, miracolo – il Male nella e della Storia attraverso la scrittura, in una tradizione che va dai Demoni di Dostoevskij fino a carrère o Vollmann» – Marco Rossari, Il Sole 24Ore
«Tarabbia riesce a trasfigurare [i fatti] in grande letteratura» – Andrea Coccia, Grazia
Un uomo solo, tormentato, compie un efferato omicidio perché obbligato dalle convenzioni del suo tempo. Da lì scaturisce, inarginabile, il suo genio artistico. Gesualdo da Venosa, il celebre principe madrigalista vissuto a cavallo tra Cinque e Seicento, è il centro attorno a cui ruota il congegno ipnotico di questo romanzo gotico e sensuale. Come può, è la domanda scandalosa sottesa, il male dare vita a tale e tanta purezza sopra uno spartito? Per vendicare l’onore e il tradimento, il principe di Venosa uccide Maria D’Avalos, dopo averla sposata con qualche pettegolezzo e al tempo stesso con clamore. Fin qui la Storia. Il resto è la nostalgia che ne deriva, la solitudine del principe: è lì, nel sangue e nel tormento, che Andrea Tarabbia intinge il suo pennino e trascina il lettore in un labirinto. Questa storia − è ciò che il lettore scopre sbalordito − ci parla dritti in faccia, scollina i secoli e arriva fino al nostro oggi, si spinge fino a lambire i confini noti eppure sempre imprendibili tra delitto e genio. Con un gioco colto e irresistibile, tra manoscritti ritrovati e chioe di Igor Stravinskij − che nel Novecento riscoprì e rilanciò il genio di Gesualdo − Andrea Tarabbia, scrittore tra i migliori della sua generazione, costruisce un romanzo importante, destinato a restare. L’edificio che attraverso “Madrigale senza suono” Tarabbia innalza è una cattedrale gotica da cui scaturisce la potenza misteriosa della musica. È impossibile, per il lettore, non spingere il portale. E, una volta entrato, non restarne intrappolato.
MARCO DRAGO – INNAMORATO (CON L’AUTORE)
La storia di lei, di lei con me, la storia del primo amore, la storia di un’innocua ma potentissima ossessione.
«Quando scrive Marco Drago ci sentiamo a casa, per forza: è uno scrittore che sta dentro di noi, da qualche parte, rimpiattato, come le pene della nostra adolescenza, di cui parla questo libro».» – Sandro Veronesi
«Una storia che non va da nessuna parte ma che lo fa benissimo».» – Diego De Silva
«Marco Drago scava nella profondità delle nostre semplici vite e delle nostre personali ossessioni con un’intelligenza libera, coraggiosa e gentile. E la sua scrittura è splendida come il mare e sveglia come i ragazzi quando hanno fame». – Dario Voltolini
«Un’ossessione, se ben gestita, non fa male a nessuno, basta sapere di che cosa si tratta e ormai io lo so di che cosa si tratta, in quarant’anni le fasi dell’ossessione le ho passate tutte almeno dieci volte». Si può davvero pensare per tutta la vita al primo amore nato e cresciuto sui banchi di scuola? Il narratore di questa storia a quell’amore pensa almeno una volta al giorno da così tanto tempo che quasi non se ne rende più conto. E allora prova a scriverne allenando il muscolo della memoria, ricavando dal pozzo profondo dei ricordi piccoli sorsi di un’epoca consegnata alla storia, piccoli sorsi di vita forse vissuta e forse immaginata. Ne risulta una messa a nudo coraggiosa e rara della passione e dei sentimenti maschili, una confessione sincera che non cede mai all’autocommiserazione e che con lucidità e distacco non sfoca le ragioni e la potenza degli altri personaggi e del mondo attorno. “Innamorato” è un affresco asciutto e ironico sull’essere adolescenti nella profonda provincia italiana degli anni Ottanta, accompagnato dalla musica, la moda e gli stili di vita di un decennio indimenticabile per chi l’ha vissuto.
FEDERICO BACCOMO – SULL’ISOLA (CON L’AUTORE)
Un viaggio di lavoro in una piccola isola della Grecia si trasforma in un’occasione di implacabile resa dei conti con se stessa.
Marta sta per salire su un aereo. La meta è una piccola isola greca semidisabitata e battuta da una pioggia incessante, un posto incontaminato in cui è chiamata a realizzare un ambizioso progetto professionale destinato a cambiare le sorti del luogo e della sua carriera. Ma questo viaggio, per Marta, è qualcosa di più di una trasferta di lavoro. Da quando si è spezzato qualcosa nel rapporto con il marito – precipitato in una depressione da cui sembra incapace di uscire – Marta si sente svuotata, priva di risorse. Le farà bene starsene lontana per un po’. A farle compagnia solo un vecchio romanzo ingiallito preso all’ultimo istante in aeroporto. Lei e Diana, la protagonista, hanno molto in comune: sono entrambe in fuga, ed entrambe alla ricerca di qualcosa che le riporti in vita dopo un periodo di stallo. Ma la sovrapposizione non si ferma qui: le corrispondenze, all’inizio curiose, si moltiplicano in modo inquietante… Come inquietante, e affascinante al tempo stesso, è la presenza di un misterioso uomo che dell’isola sembra conoscere ogni segreto. Ben presto, quella che doveva essere una semplice parentesi – di lavoro, di riflessione – diventa per lei l’occasione di un’implacabile resa dei conti: con il marito, con il suo capo, con se stessa. Fino all’estremo delle sue possibilità.
FABIO STASSI – FUMISTERIA
Fumisteria è un affascinante mosaico di amore, odio, odori e rimpianti, in cui le sensazioni e i sentimenti conducono la narrazione e raccontano la Sicilia con la sua storia e la sua realtà cruda.
Il cadavere si trova riverso nell’acqua della fontana, sulla strada della chiesa madre in modo che tutti lo vedano. È Rocco La Paglia, giovane comunista ex partigiano. Un morto strano. Se per vendetta, una strana vendetta. Rocco da tempo era silenzioso nel suo lavoro a bottega. Da quando la strage aveva insegnato a lui, come a tutti i contadini che avevano creduto di poter alzare la testa, a stare al suo posto, in basso. Così, adesso, sembra ovvio a tutti che il cadavere sia legato alla solita storia: a una signora troppo bella e troppo altera per sfuggire alle dicerie del paese, e a un possidente, chiacchierato per non essere abbastanza maschio. Delitto d’onore, come una specie di dramma collettivo di espiazione, per gli anni scorsi di troppa libertà. La storia vera la scrive un galeotto balbuziente ex contrabbandiere ex contadino ed ex minatore. Finalmente, quando ormai l’emigrazione ha svuotato il paese, egli può, senza essere interrotto nel silenzio della cella del carcere dov’è rinchiuso, avvolgere la storia con il filo della verità. Ricordando i personaggi, gli ambienti, le situazioni, le figure di paese, che tremolano dietro quella verità come dietro un filo di fumo. Nel cuore di questo romanzo è il concreto, umano significato della strage di Portella della Ginestra del 1947, quando il bandito Giuliano, su mandato di oscure potenze e chiari interessi, sparò sul Primo maggio dei contadini della Sicilia occidentale, uccidendone e ferendone a decine…
DANIELE PASQUINI – UN NAUFRAGIO (CON L’AUTORE)
Valentina e Tommaso sono due trentenni come tanti: un’esistenza incerta, in bilico tra contratti a progetto e il sospirato posto fisso, qualche aperitivo in riva all’Arno, la ricerca di una casa che, con i loro stipendi, non possono permettersi. Nel momento in cui si sposano, sono già in crisi, anche se fingono di non vederlo. Il viaggio di nozze alle Seychelles è un disastro. Moglie e marito parlano poco e, quando lo fanno, escono fuori solo recriminazioni e malcontenti. Così, il ritorno a casa è vissuto come una liberazione. Ma il destino ha piani diversi per loro: il piccolo aereo su cui sono in volo viene sorpreso da una tempesta, nella turbolenza il portellone si spalanca e i due giovani vengono scaraventati giù. È un miracolo che sopravvivano, e sembra ancor più un miracolo l’isola che riescono a raggiungere, allo stremo delle forze. Ma Valentina e Tommaso ci mettono poco a comprendere la terribile verità: l’atollo è deserto. Una lunga spiaggia bianca, qualche uccello marino, una foresta lussureggiante e, all’orizzonte, soltanto il blu sterminato dell’oceano. Per i due naufraghi comincia una lotta per la sopravvivenza: la ricerca dell’acqua e del cibo, il fuoco da accendere, un riparo da costruire. Una prova estrema, senza strumenti né competenze per affrontarla, che li porterà a confrontarsi con una natura tanto ostile quanto affascinante. Eppure, in quell’isolamento forzato, Valentina e Tommaso trovano finalmente il coraggio per guardarsi dentro, analizzando le paure e le incomprensioni che stanno disintegrando la loro storia. E così l’isola deserta diventerà anche un’insperata occasione di salvezza: un viaggio attraverso i propri incubi e i propri ricordi, per tentare di uscirne, ancora una volta, insieme. Con un mix di ironia e di profondità psicologica, Pasquini attualizza il topos dell’isola deserta ai giorni nostri e se ne serve per raccontare l’avventura più pericolosa e affascinante di tutte: l’amore tra due esseri umani che si sono scelti, tra milioni di altri, con il folle obiettivo di diventare una cosa sola.
JACOPO DE MICHELIS – LA STAZIONE
La stazione è, allo stesso tempo, thriller e romanzo d’avventura. Mescolando i generi più popolari con vorticosa generosità d’invenzione, Jacopo De Michelis continuamente apre e chiude davanti agli occhi del suo lettore le porte di storie differenti eppure sempre collegate, e lo conduce in giro per sotterranei favolosi e inquietanti senza mai perdere il filo di Arianna della sua scatenata gioia di raccontare.
«Il buio, ispettore. Il buio si avvicina. E quando ci avrà raggiunti, ci divorerà tutti.»
Milano, aprile 2003. Riccardo Mezzanotte, un giovane ispettore dal passato burrascoso, ha appena preso servizio nella Sezione di Polizia ferroviaria della Stazione Centrale. Insofferente a gerarchie e regolamenti e con un’innata propensione a ficcarsi nei guai, comincia a indagare su un caso che non sembra interessare a nessun altro: qualcuno sta disseminando in giro per la stazione dei cadaveri di animali orrendamente mutilati. Intuisce ben presto che c’è sotto più di quanto appaia, ma individuare il responsabile si rivela un’impresa tutt’altro che facile. Laura Cordero ha vent’anni, è bella e ricca, e nasconde un segreto. In lei c’è qualcosa che la rende diversa dagli altri. È abituata a chiamarlo “il dono” ma lo considera piuttosto una maledizione, e sa da sempre di non poterne parlare con anima viva. Ha iniziato da poco a fare volontariato in un centro di assistenza per gli emarginati che frequentano la Centrale, e anche lei è in cerca di qualcuno: due bambini che ha visto più volte aggirarsi nei dintorni la sera, soli e abbandonati. Nel corso delle rispettive ricerche le loro strade si incrociano. Non sanno ancora che i due misteri con cui sono alle prese confluiscono in un mistero più grande, né possono immaginare quanto sia oscuro e pericoloso. Su tutto domina la mole immensa della stazione, possente come una fortezza, solenne come un mausoleo, enigmatica come una piramide egizia. Quanti segreti aleggiano nei suoi sfarzosi saloni, nelle pieghe dolorose della sua Storia, ma soprattutto nei suoi labirintici sotterranei, in gran parte dismessi, dove nemmeno la polizia di norma osa avventurarsi? Per svelarli, Mezzanotte dovrà calarsi nelle viscere buie e maleodoranti della Centrale, mettendo a rischio tutto ciò che ha faticosamente conquistato. Al suo ritorno in superficie, non gli sarà più possibile guardare il mondo con gli stessi occhi e capirà che il peggio deve ancora venire.
FRANCESCO PICCOLO – MOMENTI DI TRASCURABILE FELICITÀ
Possono esistere felicità trascurabili? Come chiamare quei piaceri intensi e volatili che punteggiano le nostre giornate, accendendone i minuti come fiammiferi nel buio? Sei in coda al supermercato in attesa del tuo turno, magari sei bloccato nel traffico, oppure aspetti che la tua ragazza esca dal camerino di un negozio d’abbigliamento. Quando all’improvviso la realtà intorno a te sembra convergere in un solo punto, e lo fa brillare. E allora capisci di averne appena incontrato uno. I momenti di trascurabile felicità funzionano così: possono annidarsi ovunque, pronti a pioverti in testa e farti aprire gli occhi su qualcosa che fino a un attimo prima non avevi considerato. Per farti scoprire, ad esempio, quant’è preziosa quella manciata di giorni d’agosto in cui tutti vanno in vacanza e tu rimani da solo in città. Quale interesse morboso ti spinge a chiuderti a chiave nei bagni delle case in cui non sei mai stato e curiosare su tutti i prodotti che usano. A metà strada tra “Mi ricordo” di Perec e le implacabili leggi di Murphy, Francesco Piccolo mette a nudo i piaceri più inconfessabili, i tic, le debolezze con le quali tutti noi dobbiamo fare i conti. Pagina dopo pagina, momento dopo momento, si finisce col venire travolti da un’ondata di divertimento, intelligenza e stupore. L’autore raccoglie, cataloga e fa sue le mille epifanie che sbocciano a ogni angolo di strada. Perché solo riducendo a spicchi la realtà si riesce ad afferrare per la coda il senso profondo della vita.
SIMONE TEMPIA – VITA CON LLOYD
I dialoghi tra un uomo spaesato e la sua coscienza in livrea. La pagina Facebook che ogni giorno dispensa ironica saggezza a migliaia di italiani.
A volte tocca inventarsi un amico per avere dei buoni consigli. Ed è proprio quello che ha fatto Sir, dubbioso signorotto nato dalla fantasia di Simone Tempia, quando ha deciso di immaginarsi il suo Lloyd, un maggiordomo inesistente che sa sempre trovare una risposta ai suoi dilemmi quotidiani. Nata su Facebook nel 2014, la pagina di Vita con Lloyd si è rapidamente imposta all’attenzione dei lettori per l’elegante sintesi con cui affronta temi come l’amore, il passare del tempo, la paura e la ricerca della felicità. In queste pagine sono raccolti i dialoghi più celebri tra Sir e Lloyd e molti inediti. Il tutto con le ironiche illustrazioni di Tuono Pettinato, autore di punta del nuovo fumetto italiano.
G.M. I SOGNI E LE IMPRESE DI GUIDO MONZINO – GIUSEPPE GUIN
Attraverso storie, aneddoti e testimonianze dirette, Guin narra la vita di Guido Monzino: imprenditore, alpinista, esploratore, ma soprattutto uomo disposto a sfidare l’impossibile per realizzare i propri sogni. Dopo la conquista del Polo Nord e la spedizione all’Everest, l’ultimo sogno diventato realtà è il Balbianello, la villa sul Lago di Como che Guido Monzino ha donato al Fai.
L’ASSASSINO È TRA LE RIGHE – JANICE HALLET
L’assassino è tra le righe: il giallo cosy che ha cambiato il modo di concepire il poliziesco moderno. Vincitore dei premi letterari piú prestigiosi. 500 000 copie vendute in Inghilterra. Caro lettore, in queste pagine troverai i documenti necessari per risolvere un caso.
Tutto inizia con la comparsa di due nuovi membri della cittadina di Lockwood, nella campagna inglese, e termina con una tragica morte. Per il brutale omicidio qualcuno è già stato condannato ed è in prigione, ma sospettiamo che potrebbe essere innocente. L’impressione è che segreti ben piú oscuri debbano ancora essere svelati. L’assassino, se fai attenzione, si è tradito. E le prove sono qui, tra le righe, basta saperle leggere. Se vuoi scoprire la verità non ti resta che accettare la sfida e cominciare l’indagine. «Cosí intelligente e ingegnoso che non riuscirete a staccarvene» (Mail on Sunday). Lockwood – cosí tranquilla e pittoresca – sembra il posto ideale per mettere radici. O almeno questo è quello che pensa Sam, un’infermiera appena tornata dall’Africa, decisa a lasciarsi alle spalle brutti ricordi. C’è persino una compagnia teatrale, perfetta per fare conoscenze e distrarsi un po’. Ma tra le stradine acciottolate di Lockwood non tutto è privo di ombre. Issy, la collega che ha introdotto Sam nella filodrammatica, dà l’impressione di nutrire per lei un morboso interesse. C’è poi una strana raccolta fondi lanciata dalla famiglia Hayward – la piú ricca della città – che pare nascondere altro. Qualcuno inizia a fare domande in giro, troppe, e lo uccidono. Un colpevole viene subito trovato, ma due giovani studentesse di Legge, Charlotte e Femi, sono convinte che qualcosa non quadri. Eppure la verità, lo sentono, è davanti ai loro occhi.
LA PORTALETTERE – FRANCESCA GIANNONE
Salento, giugno 1934. A Lizzanello, un paesino di poche migliaia di anime, una corriera si ferma nella piazza principale. Ne scende una coppia: lui, Carlo, è un figlio del Sud, ed è felice di essere tornato a casa; lei, Anna, sua moglie, è bella come una statua greca, ma triste e preoccupata: quale vita la attende in quella terra sconosciuta?
Persino a trent’anni da quel giorno, Anna rimarrà per tutti «la forestiera», quella venuta dal Nord, quella diversa, che non va in chiesa, che dice sempre quello che pensa. E Anna, fiera e spigolosa, non si piegherà mai alle leggi non scritte che imprigionano le donne del Sud. Ci riuscirà anche grazie all’amore che la lega al marito, un amore la cui forza sarà dolorosamente chiara al fratello maggiore di Carlo, Antonio, che si è innamorato di Anna nell’istante in cui l’ha vista. Poi, nel 1935, Anna fa qualcosa di davvero rivoluzionario: si presenta a un concorso delle Poste, lo vince e diventa la prima portalettere di Lizzanello. La notizia fa storcere il naso alle donne e suscita risatine di scherno negli uomini. «Non durerà», maligna qualcuno. E invece, per oltre vent’anni, Anna diventerà il filo invisibile che unisce gli abitanti del paese. Prima a piedi e poi in bicicletta, consegnerà le lettere dei ragazzi al fronte, le cartoline degli emigranti, le missive degli amanti segreti. Senza volerlo – ma soprattutto senza che il paese lo voglia – la portalettere cambierà molte cose, a Lizzanello. Quella di Anna è la storia di una donna che ha voluto vivere la propria vita senza condizionamenti, ma è anche la storia della famiglia Greco e di Lizzanello, dagli anni ’30 fino agli anni ’50, passando per una guerra mondiale e per le istanze femministe. Ed è la storia di due fratelli inseparabili, destinati ad amare la stessa donna.
HOLLY – STEPHEN KING
Quando Penny Dahl chiama l’agenzia Finders Keepers nella speranza che possano aiutarla a ritrovare la sua figlia scomparsa, Holly Gibney è restia ad accettare il caso.
Il suo socio, Pete, ha il Covid. Sua madre, con cui ha sempre avuto una relazione complicata, è appena morta. E Holly dovrebbe essere in ferie. Ma c’è qualcosa nella voce della signora Dahl che le impedisce di dirle di no. A pochi isolati di distanza dal punto in cui è scomparsa Bonnie Dahl, vivono Rodney ed Emily Harris. Sono il ritratto della rispettabilità borghese: ottuagenari, sposati da una vita, professori universitari emeriti. Ma nello scantinato della loro casetta ordinata e piena di libri nascondono un orrendo segreto, che potrebbe avere a che fare con la scomparsa di Bonnie. È quasi impossibile smascherare il loro piano criminale: i due vecchietti sono scaltri, sono pazienti. E sono spietati. Holly dovrà fare appello a tutto il suo talento per superare in velocità e astuzia i due professori e le loro menti perversamente contorte.
HAPPYCRACY. COME LA SCIENZA DELLA FELICITÀ CONTROLLA LE NOSTRE VITE – EDGAR CABANAS
Viviamo in un mondo invaso dall’apparente felicità, a un livello tale che essere felici sembra essere diventato non solo un obiettivo di vita, ma un diritto e un obbligo. Non ci è concesso di fallire, e siamo condannati al successo e al benessere.
Per aiutarci, alla fine degli anni novanta è nata una nuova “scienza” dominata dalla psicologia positiva, con i suoi medici, le sue celebrità, i suoi scienziati autoproclamati e i suoi guru pronti a insegnarci come essere felici. La sociologa Eva Illouz ed Edgar Cabanas dimostrano quali conseguenze – politiche, ideologiche, scientifiche ed economiche e minacce si nascondono dietro l’industria della felicità a tutti i costi, che ha spostato la responsabilità dalla società all’individuo.
QUANDO ABBIAMO SMESSO DI CAPIRE IL MONDO – BENJAMÍN LABATUT
C’è chi si indispettisce, come l’alchimista che all’inizio del Settecento, infierendo sulle sue cavie, crea per caso il primo colore sintetico, lo chiama «blu di Prussia» e si lascia subito alle spalle quell’incidente di percorso, rimettendosi alla ricerca dell’elisir.
C’è chi si esalta, come un brillante chimico al servizio del Kaiser, Fritz Haber, quando a Ypres constata che i nemici non hanno difese contro il composto di cui ha riempito le bombole; o quando intuisce che dal cianuro di idrogeno estratto dal blu di Prussia si può ottenere un pesticida portentoso, lo Zyklon. E c’è invece chi si rende conto, come il giovane Heisenberg durante la sua tormentosa convalescenza a Helgoland, che probabilmente il traguardo è proprio questo: smettere di capire il mondo come lo si è capito fino a quel momento e avventurarsi verso una forma di comprensione assolutamente nuova. Per quanto terrore possa, a tratti, ispirare. È la via che ha preferito Benjamín Labatut in questo singolarissimo e appassionante libro, ricostruendo alcune scene che hanno deciso la nascita della scienza moderna. Ma, soprattutto, offrendoci un meraviglioso intrico di racconti, e lasciando scegliere a noi quale filo tirare, e se seguirlo fino alle estreme conseguenze.
GRANDE MERAVIGLIA – VIOLA ARDONE
Elba ha il nome di un fiume del Nord: è stata sua madre a sceglierlo. Prima vivevano insieme, in un posto che lei chiama il mezzomondo e che in realtà è un manicomio. Poi la madre è scomparsa e a lei non è rimasto che crescere, compilando il suo Diario dei malanni di mente, e raccontando alle nuove arrivate in reparto dei medici Colavolpe e Lampadina, dell’infermiera Gillette e di Nana la cana.
Del suo universo, insomma, il solo che conosce. Almeno finché un giovane psichiatra, Fausto Meraviglia, non si ficca in testa di tirarla fuori dal manicomio, anzi di eliminarli proprio, i manicomi; del resto, è quel che prevede la legge Basaglia, approvata pochi anni prima. Il dottor Meraviglia porta Elba ad abitare in casa sua, come una figlia: l’unica che ha scelto, e grazie alla quale lui, che mai è stato un buon padre, impara il peso e la forza della paternità. Con la sua scrittura intensa, originale, piena di musica, Viola Ardone racconta che l’amore degli altri non dipende mai solo da noi. È questo il suo mistero, ma anche il suo prodigio.
LA PORTA – MAGDA SZABÒ
È un rapporto molto conflittuale, fatto di continue rotture e difficili riconciliazioni, a legare la narratrice a Emerenc Szeredàs, la donna che la aiuta nelle faccende domestiche.
La padrona di casa, una scrittrice inadatta ad affrontare i problemi della vita quotidiana, fatica a capire il rigido moralismo di Emerenc, ne subisce le spesso indecifrabili decisioni, non sa cosa pensare dell’alone di mistero che ne circonda l’esistenza e soprattutto la casa, con quella porta che nessuno può varcare. In un crescendo di rivelazioni scopre che le scelte spesso bizzarre e crudeli, ma sempre assolutamente coerenti dell’anziana donna, affondano in un destino segnato dagli avvenimenti più drammatici del Novecento.